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Manuale per la qualità dei siti Web pubblici culturali

   
 
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Portali per la cultura
Franca Marina Fresa, Sara Di Giorgio


Nel vocabolario della lingua italiana, alla voce “portale” leggiamo «porta esterna di ingresso a un edificio, caratterizzata da dimensioni e aspetto monumentali». Nel medioevo europeo inoltre, il portale per eccellenza è quello della cattedrale dove sugli stipiti, sull’architrave o sugli arconi, così come sulle porte lignee o bronzee era scolpita la cosmogonia dell’epoca1.
Un’eco di tanta memoria sicuramente persiste nel portale informatico, anche se la sua definizione quale «prodotto editoriale on-line che svolge la funzione di punto privilegiato di accesso al Web per gli utenti e che fornisce loro risorse informative, servizi di comunicazione personale e strumenti con cui localizzare e raggiungere i contenuti e i servizi on-line di cui hanno comunemente bisogno»2 evidenzia esclusivamente gli aspetti funzionali dell’applicazione.
Più in generale, possiamo dire che lo strumento portale ordina, indirizza, seleziona, organizza e facilita l’accesso alle molteplici risorse presenti in modo caotico e indifferenziato nel cyberspazio, sempre più ridondante di dati e di informazioni non strutturate che risultano quindi scarsamente reperibili e delle quali risulta difficile valutare l’affidabilità3.
Infatti, nella rete troviamo correntemente la chiacchiera, il conformismo, l’accumulazione di dati privi di contenuto informativo4, tanto che alcuni tra i più avvertiti analisti della cultura della rete segnalano che «Information and meaning might be inversely proportional: the more information the less meaning. In this sense the proliferation of information spells the drowning of meaningful experiences in a sea of random noise. In an informational culture the middle zone of meaning is increasingly difficult to construct and mantain»5.
Il portale culturale pubblico dovrà quindi misurarsi con la validità, l’affidabilità e il senso delle risorse che individua e organizza e con la loro manutenzione e gestione.
È un impegno ineludibile, anche perché secondo le previsioni di Ovum «by 2005, applications that cannot present themselves via a fully-functional portal interface will be universally rejected by IT users»6.
Ricordando la definizione di bene culturale quale «espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio» che presenta un «interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico quale testimonianza avente valore di civiltà»7 possiamo agevolmente immaginare quanto la rete Internet e la struttura ipertestuale dei contenuti digitali possano facilitare la comprensione e quindi la stessa fruizione dei beni culturali, mettendo a disposizione un numero molto ampio di risorse, di natura diversa, dislocate in luoghi diversi. Per esempio connettendo gli oggetti musealizzati con i luoghi di provenienza, con i loro analoghi ancora presenti sul territorio, con i paesaggi che li contengono e di cui sono parte, con le risorse bibliografiche ad essi relative, con i documenti archivistici che ad essi afferiscono.
Se ipotizziamo quindi quante informazioni e quanti dati siano aggregabili attorno a un manufatto di intesse storico-artistico, capiamo quale importante ruolo di sollecitazione culturale possa esercitare un portale pubblico della cultura.
Preferiamo l’espressione “sollecitazione culturale” piuttosto che “informazione culturale”, in quanto nella prima è presente un rimando ai processi di conoscenza che l’utente potrà attivare sulla scorta dei dati informativi forniti dal portale.
Pensiamo non soltanto ai dati già disponibili nei vari segmenti della rete – banche dati dei vari istituti culturali istituzionali – ma anche a quelli che l’esistenza di un portale culturale pubblico potrebbe in qualche modo catalizzare e di cui potrebbe sollecitare e promuovere la digitalizzazione.
L’integrazione di banche dati esistenti implica problemi di gestione e di proprietà. Attualmente sono allo studio varie ipotesi di integrazione8 che necessariamente dovranno misurarsi con la reale complessità gestionale e amministrativa dei dati relativi al patrimonio culturale pubblico italiano (che spesso si accompagna a peculiari modalità di accesso).
L’analisi delle esperienze di portali culturali di settore esistenti o in via di realizzazione fornisce strumenti utili alla individuazione di elementi critici da ripensare e di eccellenze da perseguire.
Nella vicenda del portale Archivi – risultato dello sviluppo quali-quantitativo del precedente sito – sono presenti una serie di elementi d’interesse. Si tratta naturalmente di un portale verticale, di argomento specifico, che si rivolge a un pubblico ben individuato di addetti ai lavori9.
Il portale offre importanti risorse informative specialistiche di settore direttamente disponibili attraverso l’ home page progettata per ottimizzare l’accesso alle banche dati e alle pagine informative di primo livello relative a normativa, storia degli archivi, biblioteca digitale ecc.. Il patrimonio documentario – uno degli otto percorsi in cui è articolato il portale – consente, tramite semplici link, l’accesso a tutti i dati pubblicati sui rispettivi siti web di 61 archivi di Stato. Poiché però la distanza tra dati informatizzati, disponibili in rete e totalità dei complessi documentari è rilevante, nel portale è consultabile la Guida generale degli archivi di Stato italiani – trasposizione elettronica di un’opera a stampa in quattro volumi (1981-1994) – che descrive i sistemi documentari di ciascun archivio (anche di quelli che non si sono ancora dotati di un loro sito web). Oltre a rendere disponibile il patrimonio di competenza, il portale nel percorso rinvii introduce alle risorse archivistiche internazionali oltre che alle realtà italiane non statali. Tutte le risorse informative presenti nei rinvii sono accompagnate da metainformazione – secondo lo schema del Dublin Core Metadata Iniziative10 – che consente all’utente una immediata valutazione delle caratteristiche della risorsa informativa introdotta dal portale. Fin qui gli elementi positivi. L’elemento di criticità è invece rappresentato dalla “sostanziale indifferenza” di oltre la metà degli istituti archivistici a mantenere aggiornata la banca dati relativa11. Questo comporta la mancanza del necessario aggiornamento puntuale e competente delle risorse e rende palese la scarsa condivisione del progetto da parte dei soggetti culturali pubblici indispensabili attori del portale Archivi.
Altri portali culturali si caratterizzano invece quasi come portali orizzontali in quanto pur riguardando tematiche di settore – la cultura – la trattano in un’accezione molto ampia, tanto da rivolgersi – proprio come un portale orizzontale – all’intera comunità di Internet.
Molti dei portali delle Regioni dedicati alla cultura si caratterizzano come “portale culturale pubblico” e basano il loro sviluppo sulla strutturazione e organizzazione di una rete di istituzioni responsabili della valorizzazione dei beni culturali presenti nel territorio regionale.
Nel gruppo di lavoro che ha sperimentato la prima edizione di questo Manuale, sono presenti due tipi di portali culturali regionali realizzati o in via di realizzazione. Si tratta rispettivamente di un portale della Regione Marche e di due portali dei beni culturali della Sardegna e della Basilicata relativi alle nuove Direzione regionali per i beni culturali e paesaggistici.
Il sito web della regione Marche rappresenta un esempio di portale “territoriale” in cui trovare informazioni relative alla regione, concepita come “Museo diffuso”. Si propone quale porta di accesso alla conoscenza del patrimonio culturale regionale sia attraverso la pubblicazione di notizie relative alle attività culturali regionali che tramite la consultazione della banca dati catalografica regionale. La Regione Marche, in sintonia con le disposizioni previste dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, ha messo a punto il Sistema informativo regionale per il patrimonio culturale (S.I.R.Pa.C), un prodotto software concepito e sviluppato per la gestione informatizzata del materiale catalografico del patrimonio culturale della Regione Marche. La banca dati infatti può essere consultata, ma anche implementata on-line, da tutte le strutture dislocate sul territorio regionale come i poli catalografici provinciali, le soprintendenze, purché connesse alla rete telematica regionale. Sono previsti due livelli di consultazione. Uno libero, che consente a qualsiasi utente la consultazione dei dati anagrafico-descrittivi del bene e le sue immagini, e uno riservato alla sola utenza abilitata per la visione completa di tutti i dati disponibili. La banca dati permette di catalogare le diverse tipologie di “beni culturali” secondo gli standard ministeriali, con l’obiettivo di implementare la Banca dati regionale dei beni culturali, per promuovere la conoscenza del patrimonio culturale regionale, per sviluppare la ricerca e la collaborazione tra enti e istituzioni; per rendere consultabili le informazioni acquisite. Le attività del portale promuovono e alimentano in modo costante la rete delle istituzioni presenti nel territorio impegnate nella valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale.
Per quanto riguarda invece i portali delle Direzioni regionali dei beni culturali di Basilicata e Sardegna, questi si configurano come un esperimento di grande interesse nell’ambito delle istituzioni culturali pubbliche e più in generale della pubblica amministrazione, in quanto riguardano tutti i beni culturali dell’intera regione – qualunque sia l’ente o l’istituzione di appartenenza o gestione – e coinvolgono personale interno, formato ad hoc come operatori della comunicazione pubblica. Proprio quest’ultima caratteristica ha portato a sottolineare il ruolo di redazioni strutturate, sia per la gestione dei singoli siti che per la redazione intersettoriale addetta alla gestione del portale. Il forte accento sulla comunicazione pubblica che caratterizza i due progetti di portali regionali, ne costituisce la positività per quanto concerne l’aspetto strutturale, di organizzazione interna del portale e di attenzione ai temi della comunicazione istituzionale, ma rischia di mutarsi in criticità nel momento in cui minimizza l’attenzione ai contenuti che, almeno nel prototipo di home page visionata, appaiono generici e molto più orientati alla forma news che alla sollecitazione culturale.
Del resto i temi della selezione delle risorse informative web e della valutazione della loro qualità costituiscono il problema centrale per chi opera nella rete12. Per provare a tracciare delle linee operative per un portale culturale pubblico, modulato sul patrimonio culturale italiano può essere utile partire da una riflessione sulle caratteristiche del patrimonio.
Perché un qualsiasi manufatto, mobile o immobile, sia individuato come bene culturale, è necessario che sia stato oggetto di “dichiarazione dell’interesse culturale” da parte del competente Ministero. Questo significa che, preliminarmente alla dichiarazione, l’esperto di settore (archeologo, architetto, storico dell’arte) ha identificato e valutato il manufatto individuandone e descrivendone le caratteristiche di «interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importanti». Non solo, ma le modalità di «verifica dell’interesse culturale» relativa al patrimonio di proprietà pubblica prevedono la valutazione della «sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico […] sulla base di indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo al fine di assicurare uniformità di valutazione»13.
Quindi prima di essere incluso nel novero dei beni culturali un manufatto viene selezionato e valutato in base a criteri tecnico scientifici frutto di conoscenze specifiche di settore.
Analogamente, la selezione e la valutazione delle risorse da includere in un portale culturale pubblico dovrebbero avvenire con criteri tecnico-scientifici finalizzati alla qualità e dovrebbero vedere la partecipazione degli esperti del patrimonio.
Per comprendere meglio il ruolo centrale che la selezione delle risorse riveste nella realizzazione di un portale culturale pubblico di qualità, prendiamo in esame uno dei portali appartenenti al Resource Discovery Network, servizio pubblico britannico finalizzato a «favorire l’uso intelligente e consapevole della rete in un contesto di ricerca e di istruzione superiore e permanente». Il portale pubblico britannico HUMBUL14 relativo alle discipline umanistiche esplicita i criteri di inclusione/esclusione adottati nella costruzione del portale stesso. I tipi di risorse che possono essere inclusi nel catalogo HUMBUL sottostanno a due successive selezioni. In prima istanza vengono selezionati i soggetti culturali che possono diventare fonte di informazione di HUMBUL: biblioteche, organizzazioni accademiche, e più in generale partner del progetto registrati sulla base dell’accettazione di regole procedurali. Sulle informazioni – provenienti dalle fonti già considerate affidabili – viene svolto un importante lavoro di “filtro” dai responsabili della descrizione e della compilazione dei record del database. Le linee guida per la selezione delle risorse informative, sono consultabili on line e sono strettamente connesse alla mission del portale che vuole costituirsi come «an online environment in which the UK humanities community can access and use evaluated digital resources for teaching and research purposes»15. Le risorse ammissibili quindi devono essere utili per la ricerca e l’insegnamento, devono offrire informazione accurata e autorevole, presentare contenuti originali, indicare chiaramente le fonti impiegate, indicare il responsabile, esplicitare gli obiettivi e il destinatario dell’informazione; mentre i motivi di esclusione sono riassumibili nel non rispondere pienamente ai requisiti previsti, avere finalità commerciali, contravvenire alle leggi inglesi.
Naturalmente ogni scelta e ogni selezione porta con sé il rischio della parzialità16. A differenza dei portali medievali – che introducevano i fedeli allo spazio certo, protetto, univoco e al tempo stesso universale della cattedrale – i portali web introducono in uno spazio molteplice e caotico dove, in un mare di dati privi di contenuto informativo, fluttuano singoli frammenti di conoscenza. Ma, «la parte non può salvarsi che in quanto holos, e cioè in quanto informata dal senso del processo cui partecipa, in quanto lo riflette in sé»17. E allora ogni pagina web, ogni risorsa informatica che includeremo nel nostro portale culturale potrà perdere o mitigare la casualità, la frammentarietà, la parzialità che le caratterizzano come risorse isolate; nel momento stesso in cui vengono accolte nel portale diventano in qualche modo partecipi del progetto culturale che il portale prefigura.
Sempre navigando HUMBUL vediamo come una risorsa, scelta per le proprie caratteristiche di affidabilità, diventi una “risorsa Humbul”18. Attraverso la catalogazione effettuata dallo staff del portale, secondo regole precise e univoche, si crea la metainformazione che costituisce il valore aggiunto di ogni risorsa selezionata. La catalogazione avviene utilizzando i campi previsti dal Dublin Core Metadata Iniziative19, ma anche dando conto della collocazione relazionale della singola risorsa nel Web e più in generale nell’ambito culturale di riferimento: «Resources, especially those made available via the World Wide Web, are rarely unconnected to other resources whether also online or in some other format. Whilst the main purpose of the cataloguing environment in Humbul is for creating one record for one resource, recording information about other resources to which that one resource might be related in some way, may mean that Humbul can make use of these relationships to, for example, collection development or to display links between resources». Si comprende quindi come la scelta e la catalogazione dei materiali da inserire nel portale culturale pubblico siano elementi cardine per garantire la qualità del portale stesso.
Il corretto utilizzo dei criteri di classificazione e di recupero dell’informazione diventano strumento indispensabile sia per la progettazione stessa del portale web per che la creazione di risorse culturali digitali che possano essere condivisibili nelle reti globali.
Dizionari controllati20, authority files e thesauri sono risorse indispensabili allo sviluppo della tassonomia di un sito web e di un portale, in particolare nel sistema di catalogazione dei contenuti21.
Questi strumenti sono utili nella prospettiva di una condivisione della terminologia adottata nei diversi sistemi informativi di biblioteche, archivi, musei e costituiscono una base fondamentale per la creazione di un sistema integrato che eroghi informazioni e servizi di qualità. Una corretta indicizzazione dei contenuti permette un efficace recupero dell’informazione, con grande beneficio sia per gli operatori che per gli utenti. Tra gli elementi segnalati, gli authority files sono elementi più complessi dei dizionari terminologici, in quanto non sono una semplice lista di termini, ma un insieme di informazioni da consultare per individuare il termine corretto da utilizzare (ad esempio, il Dizionario Autori). Analogamente un thesaurus è «una lista di termini tra i quali sono definite delle relazioni semantiche di gerarchia, preferenza, equivalenza»22; uno strumento con cui è possibile costruire un sistema di rappresentazione della conoscenza che stabilisce relazioni tra concetti e che consente all’ utente di identificare i concetti di interesse da ricercare, e all’indicizzatore di assegnare i termini corretti.
Ai tradizionali schemi di classificazione gerarchico-enumerativa23 si stanno oggi affiancando le classificazioni di tipo analitico-sintentico, le classificazioni e i thesauri cosiddetti “a faccette” (o “faceted”), un sistema di classificazione multidimensionale che permette di “reperire l’informazione secondo logiche diverse, variamente combinabili, come servirebbe in siti complessi”24.
La creazione e l’implementazione di strumenti descrittivi/classificatorii25, potrà consentire la costituzione di un ‘livello ontologico del Semantic web’. In quest’ottica, è importante che i portali culturali propongano un’architettura basata sull’adozione di thesauri multilingue26 e ontologie comuni affinché la qualità dei contenuti diventi un valore intrinseco alle nuove risorse digitali che si affacciano nelle reti globali. Reti e portali dovranno essere in grado di gestire collegamenti tra diverse ontologie, attraverso accordi di interazione multilaterali, stabiliti liberamente, autonomamente e dinamicamente. L’interoperabilità semantica si potrà quindi sviluppare in modo incrementale, basandosi su politiche collaborative.
Il multilinguismo delle terminologie e la produzione di risorse e standard descrittivi multilingue è infatti l’orizzonte verso cui tende la ricerca nel campo della digitalizzazione dei beni culturali, affinché possano essere resi fruibili ed integrabili i contenuti culturali nelle reti globali. In questo ambito, significativi risultati sono già stati raggiunti nell’ambito del progetto MICHAEL (Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe)27.
Selezione, catalogazione, produzione di risorse e standard descrittivi, integrazione delle risorse digitali culturali risultano però irrealizzabili in assenza di accordi culturali che consentano a tutti gli enti, uffici, istituti detentori di dati relativi al patrimonio culturale di uniformare e successivamente condividere le informazioni relative alle loro attività e alle loro risorse. Ma rapporti di collaborazione di questo tipo richiedono, quale ineludibile premessa, la condivisione del progetto. Infatti, la realizzazione di un portale culturale pubblico di qualità – in particolare se relativo al patrimonio culturale italiano caratterizzato da una diffusione territoriale e da una frammentazione istituzionale e gestionale estremamente rilevanti – non può che caratterizzarsi come progetto culturale condiviso.
Nella realizzazione del portale medievale il committente del manufatto era anche il produttore dei contenuti culturali che nel portale venivano rappresentati. Nel portale informatico la molteplicità dei contenuti, la complessità delle relazioni e delle connessioni tra singoli elementi e contesto necessariamente comportano la partecipazione alla progettazione e realizzazione del portale culturale pubblico di una pluralità di soggetti produttori e gestori di contenuti culturali; soggetti responsabili (ciascuno per il proprio segmento:biblioteca, archivio, museo, ufficio di gestione e tutela ecc.) e consapevoli di partecipare attraverso la digitalizzazione dei contenuti culturali al processo di creazione dell’intelligenza collettiva del terzo millennio28.

Schede

Il portale della cultura italiana
Il Portale della cultura italiana è un progetto avviato dalla Direzione generale per l'innovazione tecnologica e la promozione del Ministero per i beni e le attività culturali, con lo scopo principale di comunicare il patrimonio e le attività culturali in Italia. Esso si prefigge di promuovere e diffondere la cultura italiana rivolgendosi a un'utenza estremamente differenziata, che va dal visitatore curioso od occasionale all'esperto, sia in Italia che all'estero.
Il portale, oltre a rispettare la normativa vigente in tema di usabilità e accessibilità dei contenuti online, si avvale dei risultati del progetto MINERVA, che ha creato in ambito europeo linee guida condivise in tema di digitalizzazione del patrimonio culturale.
Esso si collega inoltre al progetto MICHAEL, in cui attualmente sono coinvolti Italia, con funzione di coordinamento, Francia e Gran Bretagna, che ha lo scopo di creare un portale multilingue transeuropeo delle risorse culturali digitali.
I contenuti reperibili sul portale sono in parte frutto dell'attività della redazione in parte provengono da data source esterni.
L'organizzazione dei contenuti si fonda sull'integrazione delle banche dati cui l'utente accede attraverso un unico sistema di interrogazione.
Per quanto riguarda i metadati, verrà utilizzato lo standard Qualified Dublin Core, ulteriormente esteso per venire incontro alle esigenze specifiche del portale. L'harvesting dei metadati avviene attraverso il protocollo PMH-OAI, il quale si basa a sua volta sul protocollo HTTP per il trasporto dei dati e il protocollo XML per la loro rappresentazione.
Le risorse del portale sono gestite da un Content Management System, strettamente collegato al Digital Rights Mangement System.
La realizzazione del progetto è resa possibile da un vasto piano di collaborazione con le regioni attraverso gli Accordi di programma quadro (APQ) per realizzare progetti comuni al fine di rendere visibili sul portale, vera vetrina sui beni culturali del paese, i contenuti sviluppati nei diversi ambiti territoriali. Inoltre, attraverso un protocollo di intesa con la CRUI, il portale sarà arricchito di contenuti provenienti dai musei e dalle biblioteche delle università, mentre un accordo con il MIUR ne favorirà la diffusione a fini didattici nel mondo delle scuole.
La partecipazione al progetto presenta notevoli vantaggi ai diversi soggetti coinvolti in quanto, mettendo a disposizione i metadati, i fornitori mantengono l'originaria responsabilità per la creazione, validazione, mantenimento e gestione delle risorse, che ottengono d'altro canto attraverso il portale grande visibilità oltre che un'implicita certificazione di qualità. Le opportunità offerte dal portale in termini di accresciuta visibilità sono inoltre collegate alla possibilità per i fornitori di segnalare sul portale eventi e news o di realizzare articoli.
L'iniziativa è collegata al metaportale Scegli Italia, rispetto al quale il portale svolge la funzione di content e service provider.
Sabrina Santangelo


MICHAEL: Multilingual Inventory Of Cultural Heritage In Europe
http://www.michael-culture.org
Obiettivo del progetto MICHAEL è la creazione di un portale europeo per la ricerca multilingue, la navigazione e l’accesso al patrimonio digitale culturale e scientifico europeo.
Per perseguire il proprio obiettivo, MICHAEL realizza il primo censimento sistematico su vasta scala di tutte le collezioni digitali culturali e scientifiche, su qualunque supporto, prodotte in Europa da archivi, musei, biblioteche, pubbliche amministrazioni, enti territoriali e locali, università, altre istituzioni e organizzazioni culturali a fronte degli ingenti investimenti di denaro pubblico e privato compiuti in tempi più o meno recenti.
Al cuore di MICHAEL stanno dunque le collezioni digitali. Di che si tratta? Nell’ambito del progetto, una collezione digitale è una aggregazione organica e identificabile di oggetti digitali (immagini, file testuali, file sonori, multimedia, 3D, modelli di realtà virtuale o qualunque altro tipo di risorsa) o di record di metadati descrittivi, che si riferisca ad aspetti del patrimonio culturale europeo.
Insieme alle informazioni sulle collezioni digitali, l’utente di MICHAEL reperirà quelle relative alle istituzioni che ne sono promotrici, detentrici o altrimenti responsabili; alle collezioni fisiche digitalizzate; ai programmi e progetti nel cui contesto la digitalizzazione è avvenuta; e, naturalmente, ai prodotti o servizi che vi danno accesso (cd o dvd in commercio o meno; siti web; biblioteche digitali ecc.). In tutti i casi in cui le risorse sono disponibili sul Web, la segnalazione dell’URL metterà l’utente in condizione di collegarvisi direttamente; verranno inoltre fornite tutte le informazioni necessarie alla localizzazione delle collezioni diversamente consultabili.
Il pubblico di riferimento del servizio MICHAEL è ampio e variegato, includendo lo studente e il ricercatore, il cittadino curioso e l’appassionato, il professionista dell’industria creativa, senza trascurare il turista. Nel creare un servizio unico di accesso al patrimonio culturale digitale e digitalizzato europeo, MICHAEL si propone infatti di ampliare la fruizione non solo del patrimonio digitale, ma anche di promuovere la fruizione degli originali nelle sedi di conservazione, di incrementare il turismo culturale in Europa e di stimolare la creazione di nuovi prodotti culturali digitali.
MICHAEL: Towards a catalogue for the European digital library è il titolo della prima conferenza europea di MICHAEL, tenuta a Bristol (UK) il 15 novembre 2005: a MICHAEL ci si riferisce sempre più spesso come alla prospettiva europea contrapposta al colossale progetto dell’americana Google, mirato alla creazione di una biblioteca digitale universale in lingua inglese. MICHAEL, infatti, renderà disponibili al grande pubblico non il solo patrimonio librario europeo, ma il patrimonio cultuale digitale in tutti i settori, nel rispetto della diversità culturale europea, indicato e garantito dalla scelta del multilinguismo.
Alla base del servizio è il censimento delle collezioni, condotto tramite un applicativo sviluppato a partire dalla piattaforma SDX, in uso per il Catalogue des fonds culturels numérisés del portale della cultura francese. L’applicativo ha implementato un modello dati per la descrizione delle collezioni culturali digitali sviluppato da MICHAEL a partire da quello messo a punto dal gruppo di lavoro WP3 Inventories of digitised content and multilingualism del progetto MINERVA, e approvato dal Gruppo dei Rappresentanti nazionali per la digitalizzazione come standard europeo di riferimento.
Il data model MINERVA si basa su esperienze e standard internazionali per la descrizione di contenuti culturali digitali, facendo particolare riferimento allo standard britannico RSLP Collection Level Description e alla Dublin Core Metadata Initiative.
L’adozione di tecnologie open source e di standard internazionali aperti, alla cui promozione il progetto MINERVA ha dedicato tanta parte della sua attività, è alla base delle scelte tecniche di MICHAEL e ne favorisce la più ampia interoperabilità, anzitutto con i portali culturali nazionali dei paesi partner (in Italia, l’accesso alle collezioni culturali delle biblioteche statali verrà offerto in collaborazione con il portale Internet Culturale e MICHAEL si integrerà nel Portale della cultura italiana che darà accesso alle banche dati nazionali del patrimonio). Il servizio europeo funzionerà attraverso una architettura distribuita che impiega il protocollo OAI-PMH (Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting) per la ricerca nelle diverse basi di dati XML nazionali da un unico punto di accesso. Il software, per concludere, si basa su programmi open source quali Apache, Cocoon, Java, XML, SDX e sarà a propria volta licenziato open source.
Il progetto MICHAEL è finanziato dal programma e-TEN (electronic Trans-European Networks) della Commissione europea per una durata di 36 mesi (giugno 2004-maggio 2007).
Il consorzio vede attualmente partner l’Italia (Ministero per i beni e le attività culturali, coordinatore del progetto), la Francia (Ministère de la culture et de la communication) e il Regno Unito (Museums, Libraries and Archives Council) con il supporto organizzativo di due società private, la francese Dédale e ill centro di ricerca italiano Amitié, e di un subcontraente tecnico, la società francese AJLSM, che sviluppa il software.
È stato recentemente approvato per il finanziamento da parte di eTEN il progetto MICHAELplus, che estende le attività ad altri otto paesi europei (Finlandia, Germania, Grecia, Malta, Olanda,Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria); questi entreranno verosimilmente a far parte del consorzio al principio del 2006.
Giuliana De Francesco

 

Internet culturale
http://www.internetculturale.it
Da marzo 2005 è on-line il portale Internet culturale con la finalità di promuovere e valorizzare la conoscenza e la fruibilità, sia a livello nazionale che internazionale, del patrimonio culturale italiano, offrendo un sistema integrato di accesso alle risorse tradizionali e digitali di biblioteche, archivi ed altre istituzioni culturali italiane. Per la costituzione del portale la Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali e l’ICCU hanno costituito un network di Regioni, enti locali, istituti culturali e centri di eccellenza che mettono a disposizione competenze, progettualità e finanziamenti secondo le modalità di accordo e collaborazione definite in protocolli di intesa fondati sulla valorizzazione delle attività realizzate sul territorio sull’integrazione e interoperabilità tra sistemi.
Il Portale, infatti, consente:

  • l’accesso ai cataloghi della rete del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), con un’offerta di circa 15 milioni di notizie bibliografiche e circa 800.000 pagine relative a 30.000 documenti digitali. Contemporaneamente permette all’utente di accedere alle informazioni su eventi, novità e attività inerenti biblioteche, archivi e istituzioni della cultura in generale;
  • la possibilità di consultare, in più lingue, una serie di mostre dedicate a importanti scrittori italiani e ai luoghi della memoria, nonché di itinerari attraverso i luoghi della cultura che coniugano contenuti culturali con informazioni di carattere turistico (al momento sono disponibili 30 itinerari culturali attraverso il Piemonte e la Toscana, per un totale di circa 1300 schede di luoghi, nonché un percorso che ripercorre il Grand Tour dei viaggiatori inglesi e francesi dalla fine del Seicento ai primi dell’Ottocento);
  • un’articolata proposta di percorsi monografici, strutturati per ipertesti, che illustrano la vita e l’opera di importanti personalità della musica, della scienza e della letteratura italiana;
  • una serie di viaggi tridimensionali che danno all’utente la possibilità di muoversi in ambienti virtuali (8 percorsi articolati in 6 visite guidate e 2 libere, per un totale di oltre 200 oggetti tridimensionali e relative schede di spiegazione);
  • l’utilizzo di un sistema di gestione della conoscenza organizzato per accedere ai documenti inerenti le aree relative alla cultura letteraria, scientifica e musicale;
  • un’area denominata Italia Pianeta Libro che fornisce risorse dedicate all’editoria e alla diffusione del libro e della lettura.

Valentina Grippo


1] Il Medioevo europeo di Jacques Le Goff, catalogo della mostra, Milano: Silvana, 2003; in particolare la sezione relativa a porte e portali.

2] M. Calvo – F. Ciotti – G. Rongaglia – M.A. Zela, Internet 2004, Roma-Bari: Laterza, 2004, in particolare, <http://www.laterza.it/internet/leggi/internet2004/online/07_temi_06.htm>.

3]Nel maggio del 2003 il motore di ricerca Google indicizzava oltre tre miliardi di pagine web. Poiché si stima che nessun motore di ricerca riesca a individuare più del 30% circa delle pagine presenti in rete, alla stessa data possiamo ragionevolmente presumere la presenza in rete di circa dieci miliardi di pagine Web. Dati più aggiornati segnalano soltanto nel primo trimestre del 2004 la creazione di oltre 4,7 milioni di nuovi siti web. cfr.: I. Ramonet, Media in crisi, «Le monde diplomatique», gennaio 2005.

4] P. Levy, Cybercultura, Milano: Feltrinelli, 2000.

5] T. Terranova, Network Culture, London: Pluto Press, 2004, p. 14: «L’informazione e il contenuto sembrano essere inversamente proporzionali: maggiori informazioni, minori contenuti. In tal senso il proliferare dell’informazione comporta l’annegamento delle esperienze significative in un mare di rumori casuali. In una cultura informatica un livello medio di contenuti significativi è sempre più difficile da realizzare e mantenere».

6]<http://www.ovum.com>. citato in: R. Winkler, Portals: the all-in-one web supersites: features, functions, definitions, taxonom, <http://www.sapdesignguild.org/editions/edition3/portal_definition.asp>.

7]Codice dei Beni culturali e del paesaggio, Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, art. 2.

8] Il progetto Pico, portale italiano della cultura on line, prevede varie modalità di relazione tra i singoli soggetti detentori delle banche dati e il soggetto culturale pubblico a cui afferisce il portale culturale. Del progetto, finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali, è responsabile Salvatore Settis.

9] <http://www.archivi.beniculturali.it/>, “super-sito” della Direzione generale Archivi del MiBAC.

10] Sul Dublin Core, cfr. G. Cerica, Metadati e risorse digitali, «Bollettino ICR», n.5, 2002 e <http://dublincore.org>.

11] La banca dati è Arcanag, l’anagrafica condivisa che dovrebbe essere aggiornata dai singoli istituti coi loro dati e i link ai siti web. Inoltre Archivi svolge anche la funzione di provider per gli archivi di Stato, offrendo loro spazio Web e template per realizzare le pagine web.
P. Feliciati, L’amministrazione archivistica italiana sul Web: storia di un portale culturale pubblico, «Archivi & computer», 12 (2002), n. 3. p. 20-33.

12] G. Abbattista, Portali, repertori e guide:riflessioni su alcune esperienze in corso, giugno 2002, <http://www.dssg.unifi.it/_storinforma/Ws/ws-biblio3.htm>.

13] Ci si riferisce qui all’articolo 12 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio relativo al patrimonio di proprietà pubblica, la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni e sia opera di autore non più vivente.

14] <http://www.humbul.ac.uk> viene realizzato e gestito presso l’Oxford University Computing Service con la collaborazione dell’Oxford University Library Sevice e dell’Arts and Humanities Data Service.

15] <http://www.humbul.ac.uk/about/colldev.html>.

16] Jermy Rifklin illustra i limiti della intermediazione culturale in cui la selezione preventiva dell’accesso da parte dei gatekeeper istituzionali o commerciali può facilmente tramutarsi in censura preventiva dei dati o delle risorse informative non pienamente congruenti con la weltanshaug del gestore dei mezzi di comunicazione. J. Rifklin, L’era dell’accesso, Milano: Mondatori, 2000, passim e in particolare p. 225-248.

17] M. Cacciari, I frantumi del tutto, «Casabella», (2001), n. 684-5, p. 5-7.

18] <http://www.humbul.ac.uk/about/catalogue.html>.

19] Gli elementi utilizzati per la catalogazione sono i 15 del Dublin Core Element Set ai quali sono stati recentemente aggiunti altri tre elementi (Audience, Provenance e Rights Holder). <http://dublincore.org/>.

20] Tra i principali dizionari controllati nel settore beni culturali cfr.: ICONCLASS, <http://www.iconclass.nl>. sull’iconografia dell’arte occidentale dal Medioevo all’arte contemporanea; Descrizione Iconografica DESS, realizzato dall’ICCD, comprende termini relativi all’architettura, la storia dell’arte e l’archeologia; Art and Architecture Thesaurus del Ghetty Institute.

21] Si veda di O. Signore, <http://www.weblab.isti.cnr.it/education/ssfs/lezioni/IRS.pdf>.

22] Definizione ISO 2788 International standard ISO 2788-1986: Documentazione: Raccomandazioni per la costruzione e lo sviluppo di thesauri monolingue, 2a ed., versione italiana, [a cura del] Servizio nazionale di documentazione per l’educazione sanitaria, Perugia: SeNDES, 1989, trad. di P. Costanzo e F. Dell’Orso da: Guidelines for the establishment and development of monolingual thesauri, dattiloscritto ripr. Pubblicata anche dall’Ente italiano di unificazione, col titolo Raccomandazioni per la costruzione e lo sviluppo di thesauri monolingui, Milano: UNI, 1993.
Per i thesauri multilingue, Norma internazionale ISO 5964: Documentazione: Linee guida per la costruzione e lo sviluppo di thesauri multilingui, prima edizione 15 II 1985, traduzione in italiano con integrazioni dell’apparato esemplificativo ed indice trilingue dei termini tecnici, Firenze: Biblioteca di documentazione pedagogica, 1990, trad. di M. Trigari da: Guidelines for the establishment and development of multilingual thesauri.

23] Riconducibili al linguaggio classificatorio degli schemi standard della biblioteconomia, la Classificazione decimale Dewey.

24] S. Postai, Facilitare la reperibilità dell’informazione: la classificazione a faccette” «internet.pro» ottobre 2004, p. 54-57.
Sull’argomento vedi pure V. Marino, Classificazioni per il Web. I vantaggi dell’adozione di schemi a faccette, 2004, <http://www.aib.it/aib/contr/marino1.htm>.

25] Si veda il lavoro svolto dal CIDOC Conceptual Reference Model (CRM) per l’armonizzazione degli standard relativi alla documentazione del patrimonio culturale, <http://cidoc.ics.forth.gr/>.

26] A questo proposito si veda il lavoro condotto dal Gruppo di lavoro Semantica e terminologia nei portali, guidato da Paola Capitani, impegnato nello studio di un sistema integrato per la condivisione della terminologia nei diversi sistemi informativi di biblioteche, centri di documentazione, archivi, ecc. <http://www.bdp.it/websemantico/index.php>.

27] <http://www.michael-culture.org>. Il progetto nasce nell’ambito dei risultati raggiunti dal Progetto MINERVA, in particolare dai Gruppi di lavoro WP3 e WP4 impegnati nello studio delle Terminologie e dell’accesso multilingue alle risorse culturali digitali.

28] Il suggestivo concetto di intelligenza collettiva è stato sviluppato da P. Levy in: L'intelligenza collettiva, Milano: Feltrinelli, 2003.



   
 
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