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Introduzione
Gli studiosi della cybercultura segnalano che il nostro tempo, con l’incalzante
introduzione di nuove tecnologie e strumenti, apparterrebbe in realtà
solo agli albori di una rivoluzione epocale nel dominio delle comunicazioni,
della diffusione del sapere e, dunque, delle relazioni sociali e culturali.
D’altra parte, ciascuno di noi negli ultimi anni ha assistito e,
in varia misura ne è stato coinvolto adeguandosi, ai cambiamenti
talora vorticosi che i nuovi strumenti informatici via via hanno imposto.
Ciascuno di noi si è trovato di fronte a tecnologie ignote e a
linguaggi sconosciuti provando anche spaesamento o emozioni contrastanti,
in ogni caso avvertendo la necessità e l’urgenza di comprendere
e dominare tali strumenti innovativi, che entravano prepotentemente nel
quotidiano del nostro lavoro, modificandone le procedure e obbligando
a un ripensamento della stessa organizzazione. Uno degli effetti e dei
vantaggi più evidenti è stato quello di una sorta di trascinamento
verso l’esterno dei soggetti culturali pubblici, un’apertura
necessitata alle relazioni e al confronto con la società civile.
Più che mai nel settore culturale, l’innovazione tecnologica
offre, infatti, opportunità di grande rilievo, non solo a sostegno
del processo di formazione della conoscenza, si pensi ad esempio ai cataloghi
e agli inventari informatici, ma anche – e forse soprattutto –
attraverso il Web, in quanto strumento di enorme capacità per la
divulgazione della conoscenza, dello scambio nella ricerca, nella didattica,
nell’informazione dedicata. Fermandoci per un attimo a riflettere,
può far impressione sapere che l’introduzione del Web, nella
fase sperimentale, risale solo a circa dieci anni or sono, e che in Italia
il primo sito Web ufficiale del Ministero per i beni e le attività
culturali data al 1998.
Più che mai, però, la forza dell’innovazione tecnologica
può rischiare di travolgere significati fondamentali, nozioni culturali,
in una parola l’identità stessa dei Soggetti culturali. Come
governare questa “rivoluzione della comunicazione” contemperando
le grandi opportunità offerte dal mezzo e dal suo linguaggio con
l’essenza autentica dei contenuti culturali? È possibile
stabilire un modello, anch’esso innovativo e adeguato alle esigenze
e alle richieste della nuova società dell’informazione e
della conoscenza, senza perdere, ma piuttosto esaltando, la qualità
dei contenuti culturali?
È possibile che i Soggetti culturali pubblici si facciano attori
consapevoli, competenti e responsabili in quella che va vissuta come una
nuova opportunità offerta al patrimonio culturale? È, infatti,
anche grazie a una partecipazione allargata alla società civile
– attraverso una corretta informazione e conoscenza – che
il patrimonio culturale può trovare nuove occasioni di salvaguardia.
È in questo quadro che si colloca il Manuale per la qualità
dei siti Web culturali pubblici, frutto dell’ impegno corale di
un gruppo di lavoro composto da esperti di settori diversi, culturale,
informatico e della comunicazione.
La stessa composizione del gruppo di lavoro riflette la ratio che ha informato
il percorso compiuto, talora anche con difficoltà, sempre con la
consapevolezza della originalità di una ricerca comune intorno
ad un argomento sostanzialmente nuovo per tutti: come riuscire a coniugare
due mondi così lontani tra loro intorno al tema della qualità
del Web in ambito culturale. Il Web, con le proprie espressioni concettuali,
strumentali e di linguaggio ha provato a confrontarsi con il settore della
cultura, nei suoi tanti aspetti legati alla ricerca, alla didattica, alla
divulgazione, alla salvaguardia e alla promozione del patrimonio.
Si tratta di in incontro innovativo e tuttora in fase sperimentale: da
una parte un mondo, quello della cultura, codificato da secoli di elaborazioni
teoriche e pratiche, e d’altra un ambito tecnologico nuovo in rapida
evoluzione, comunque di straordinario impatto nel vivere sociale.
Come agire assicurandosi che il mondo della cultura non perda, in questo
travaso, la propria tradizione, la propria identità, così
come è stata per secoli percepita?
Le motivazioni che hanno informato questo primo contributo a un argomento
che vedrà certamente ulteriori approfondimenti e sviluppi, sono
però più di una:
è stata riconosciuta la necessità di superare una fase di
sperimentazione che, nel settore del patrimonio culturale, si è
trovata spesso a mutuare soprattutto da modelli estranei, spesso commerciali
o presi a prestito da realtà culturali diverse. Si è cercata
la definizione di una piattaforma comune, non solo in ambito nazionale
ma anche europeo, chiaramente connotata rispetto alle esigenze dell’ambito
culturale.
D’altra parte è stata sottolineata l’esigenza di un’assunzione
di responsabilità da parte del Soggetti culturali pubblici per
quanto attiene alla qualità dei contenuti, cioè al controllo
dell’offerta di informazione e di conoscenza nello strumento Web.
Quanti ragazzi, oggi, preparano le loro ricerche su Internet accedendo
all’informazione culturale senza alcuna capacità di mediazione
critica?
Quale può essere il ruolo dei Soggetti culturali pubblici in una
questione, quella della qualità dei contenuti, che crediamo debba
essere posta con urgenza all’ordine del giorno e attentamente valutata
nello sviluppo della cybercultura? Siamo convinti che essi debbano rivendicare
uno spazio da protagonisti in un processo di profondo cambiamento della
comunicazione, dell’informazione e della diffusione della conoscenza.
Innanzi tutto è necessario per i soggetti culturali conoscere le
proprietà e i meccanismi del Web al fine di poterne sfruttare davvero
le grandi potenzialità, così come appare indispensabile
che anche gli esperti del Web, gli sviluppatori, conoscano le problematiche
proprie al dominio culturale.
Uno dei punti cardine del manuale consiste proprio nel tentativo di favorire
una effettiva permeabilità tra due mondi tradizionalmente tra loro
lontani, proponendo un linguaggio e un metodo di lavoro comuni, effettivamente
condivisibili lungo tutto il percorso della progettazione, della realizzazione
e del mantenimento di un sito Web.
La stessa struttura del manuale riflette nella sua impostazione generale
i punti che si sono in sintesi delineati. La prima parte affronta gli
argomenti di carattere generale, proponendo definizioni, principi e raccomandazioni
con i quali il Soggetto culturale pubblico, che si avvia a progettare
un sito Web, si deve misurare in rapporto alla propria realtà,
alla propria storia, in una parola alla propria identità. Si tratta
di temi fondamentali, quali ad esempio “adoperarsi per la più
ampia diffusione della cultura” o di aspetti più specifici
come “il rapporto con portali e reti della cultura”, “il
coordinamento tra i diversi canali di comunicazione” o l’attenzione
alle tematiche della “conservazione dei contenuti Web”.
Il manuale ha affrontato, in prima istanza, l’esame di otto categorie
di soggetti culturali, direttamente legati al mondo del patrimonio, come
archivi, biblioteche, musei, patrimonio diffuso, uffici di gestione e
di tutela, centri di ricerca e di formazione, progetti culturali, esposizioni
ed eventi temporanei.
Un secondo parametro fondamentale è quello dell’“utente”,
intendendo con questo termine tecnico e arido, ma ormai invalso nel linguaggio
del Web, tutti coloro che dovranno o vorranno, semplicemente per curiosità,
accedere al nuovo sito. Si tratta di un universo quanto mai vario e portatore
di molteplici esigenze. D’altra parte, dobbiamo aver ben presente
che un sito Web culturale pubblico non può che rivolgersi a tutti
i cittadini indipendentemente dalla loro preparazione, abilità
e dalle tecnologie che possiedono.
La seconda parte del manuale riguarda il tema della qualità del
Web e fornisce gli elementi di base per conoscere i principi che lo regolano.
La premessa a questo capitolo riguarda il fatto che un sito Web culturale
con contenuti di grande valore e interesse, ma non accessibile e usabile
da tutti i cittadini è di fatto un sito che manca la propria ragion
d’essere. Egualmente manca la propria missione un sito Web perfettamente
accessibile e usabile, ma privo di contenuti di qualità.
Infine, la terza parte del manuale opera una contestualizzazione della
progettazione Web relativamente alle otto categorie di soggetti culturali
pubblici, analizzando per ciascuna di esse dodici obiettivi che una realizzazione
dovrebbe raggiungere incrociando identità e missione delle categorie stesse, obiettivi e pattern correlabili.
Come rappresentare l’identità, ad esempio di un museo o rendere
trasparente la sua attività, oppure svolgere un ruolo efficace
nei network di settore, o divulgare i contenuti culturali e così
via.
Come si potrà comprendere, l’intento è quello di offrire
un modello aperto, una serie di indicazioni, una traccia all’interno
della quale ciascun soggetto possa concepire progetti originali seppure
legati dalla comune tensione verso il risultato di una offerta di qualità.
Il manuale è dotato di appendici che intendono supportare il lavoro
di progettazione sia dei contenuti sia più strettamente tecnica,
ad esempio Come usare il manuale? che sviluppa tre categorie, o il Catalogo
dei pattern, un deposito di paradigmi da consultare per la progettazione
ad esempio della home page, oppure per verificare
dove inserire le briciole di pane, o ancora come si predispone una newsletter
e così via.
Infine sono stati predisposti Repertori di normative nazionali
e internazionali, oltre che una Bibliografia aggiornata.
Considerando la specificità del tema, il gruppo di lavoro
è consapevole di proporre un modello suscettibile
di verifiche, arricchimenti e critiche, per questo sta
per avviarsi una fase di sperimentazione dei contenuti,
con la realizzazione e il monitoraggio di casi di studio,
che ci auguriamo potranno fornire un prezioso contributo allo sviluppo
di un argomento quanto mai complesso,
ma certamente ricco di stimoli intellettuali.
Desidero concludere ricordando che il Manuale è il risultato del
lavoro appassionato di un gruppo eterogeneo,
formato da archivisti, storici dell’arte, bibliotecari, archeologi,
come si dice nel nuovo linguaggio di content manager, che hanno condiviso
questa esperienza con informatici ed esperti del Web e della comunicazione.
Tutti hanno dato molto della loro esperienza e della conoscenza del proprio
settore. Alcuni hanno dato
un contributo particolarmente significativo in ogni fase
del percorso: Pierluigi Feliciati, costante protagonista,
non ha mai fatto mancare la propria competenza
nella definizione e nello sviluppo dei contenuti,
Mario Didomenicantonio ha dato un fondamentale contributo per la parte
sulla qualità del Web e il catalogo
dei pattern, mentre a Giancarlo Buzzanca si deve la disponibilità
a mettere a disposizione il frutto delle proprie ricerche sulla storia
del Web culturale; Maurizio Vittoria, bibliotecario speciale per la sua
apertura al Web,
ha costituito un forte punto di collegamento. Un grazie particolare a
Sara Di Giorgio, per il competente e generoso apporto a ogni fase del
lavoro, a Maria Teresa Natale, curatrice della bibliografia, ma anche
imprescindibile sostegno nelle fasi redazionali e a Sabrina Santangelo
per l’attività di raccordo con gli altri gruppi di lavoro.
Desidero infine ringraziare Rossella Caffo per aver dato fiducia al lavoro
del gruppo, sostenendolo e guidandolo
in ogni occasione con grande disponibilità.
Fedora Filippi
Coordinatore del gruppo di lavoro italiano
“Identificazione dei bisogni degli utenti
e dei criteri di qualità per un accesso comune”
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