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WP4 - Gruppo di lavoro italiano "Interoperabilità e servizi"
Linee guida tecniche per i programmi di creazione di contenuti culturali digitali
Edizione italiana 2.0

L’EDIZIONE ITALIANA DELLE TECHNICAL GUIDELINES

Giuliana De Francesco, Anna Maria Tammaro

 Le risorse culturali digitali, tanto born digital che prodotte da progetti e programmi di digitalizzazione, si inseriscono in un contesto informativo ampio, che comprende anzitutto le altre risorse culturali, della più varia tipologia; ma esse possono essere integrate anche con strumenti e risorse per la formazione di base e permanente, anche a distanza (eLearning), con strumenti e risorse per il turismo, con strumenti e risorse culturali divulgative (edutainment), e impiegate per l’editoria, la ricerca ecc.
Per l’utente è indispensabile avere un accesso integrato che aggreghi in modo trasparente e renda disponibile con facilità il più ampio spettro possibile di risorse informative e culturali, e che consenta inoltre di interagire con un limitato numero di interfacce semplici e intuitive che agevolino la ricerca. Per offrire servizi qualificati, le istituzioni culturali devono dunque superare le attuali divisioni di competenze ora nettamente distinte tra archivi, biblioteche, musei e le altre tipologie istituzionali, non più comprensibili per un normale utente, per realizzare la convergenza nel campo della rappresentazione digitale di oggetti culturali. Questo comporta, fra l’altro, l’esigenza di impegnarsi sul fronte dell’usabilità dei sistemi, in mancanza della quale gli investimenti in digitalizzazione rischiano di essere vanificati almeno in parte.
Costringere l’utente a spostarsi fra servizi diversi, disomogenei per i dati offerti, per le funzionalità di ricerca, per le modalità di presentazione dei risultati, per le interfacce grafiche non solo equivale a non fornire complessivamente un buon servizio, anche in presenza di dati di qualità, ma potrebbe precludere la possibilità stessa di creare reali servizi di biblioteca digitale.
Il quadro di riferimento per la costruzione della biblioteca digitale è quello profondamente innovativo del contesto della rete, o networking. Letteralmente networking significa lavorare in rete, con un’enfasi che non è nella rete, come tecnologia e canale di comunicazione, ma nel lavorare, o meglio, collaborare insieme. Una grande opportunità offerta dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione va infatti individuata soprattutto nel facilitare la cooperazione e l’integrazione di uffici o settori ora separati: la mera applicazione delle nuove tecnologie senza che si attui una diversa organizzazione e con una prospettiva di automazione avanzata ma isolata, potrebbe vanificare i vantaggi per l’utente.
L’ambiente digitale di fatto trasforma il flusso di lavoro nelle istituzioni culturali. In generale, questo non somiglia più a una catena di montaggio, in cui ogni fase precede la successiva; in ogni fase, invece, si deve tener conto di tutte le altre: nella fase di creazione dei contenuti, si deve sapere come l’oggetto culturale sarà presentato e reso accessibile all’utente, e al tempo stesso occorre aver deciso quale strategia verrà attuata per assicurare la conservazione a lungo termine dell’oggetto digitale creato. È richiesto di conseguenza un mutamento organizzativo all’interno delle istituzioni: le fasi iniziali e finali, di progettazione e di controllo e valutazione, sono strettamente legate alle fasi più tecniche, come quella di registrazione dei metadati, e alle fasi più permeate dalla tecnologia, che riguardano la predisposizione di contenuti culturali digitali e l’accesso a questi contenuti attraverso la rete e il Web. Le fasi di progettazione e controllo rappresentano l’infrastruttura organizzativa portante in ogni progetto di digitalizzazione; esse avranno tra gli obiettivi la razionalizzazione dell’uso delle risorse e porteranno al miglioramento dell’organizzazione interna delle istituzioni, attraverso l’eliminazione di barriere e ostacoli retaggio di organizzazioni stratificate e non più funzionali.
Nell’ottica della rete, inoltre, l’organizzazione coinvolgerà più istituzioni alla volta: non possono esistere biblioteche digitali o servizi online isolati, pena la loro inefficacia. Nell’apertura al networking, elementi essenzialmente tecnici andranno combinati con accordi organizzativi e collaborativi, insieme a un governo complessivo del sistema a livello locale o nazionale.
Una nuova organizzazione è legata quindi all’architettura dell’infor-mazione in rete, con una corretta progettazione di servizi condivisi e di servizi locali distribuiti. Un progetto di costruzione della biblioteca digitale avrà fra i compiti primari definire gli aspetti di innovazione organizzativa, interna alla stessa istituzione e anche allargata alla cooperazione trasversale tra istituzioni appartenenti a settori affini o diversi, per garantire un servizio integrato all’utente.
Il Progetto europeo MINERVA ha avuto un impatto considerevole nel miglioramento dei progetti di digitalizzazione e di biblioteca digitale in Europa e in Italia. In particolare, è stata molto proficua l’organizzazione trasversale dei gruppi di lavoro, che ha determinato una importante esperienza di collaborazione, tanto a livello internazionale che nazionale, del personale di archivi, biblioteche e musei, fra loro e con esperti provenienti dal mondo accademico e della ricerca.
MINERVA aveva avviato fin dal 2002 la propria riflessione sul tema dell’interoperabilità in connessione all’erogazione di servizi basati su contenuti culturali digitali (WP4 Interoperabilità e servizi digitali); tale lavoro, svolto su tavoli europei in collaborazione fra esperti provenienti tanto dal mondo degli archivi, che delle biblioteche, dei musei e della ricerca, diede come frutto la redazione, nel 2004, di un set di Technical Guidelines for Digital Cultural Content Creation Programmes1.
Da quando l’attività di MINERVA è iniziata, il tema dell’interoperabilità delle risorse digitali e dei servizi progettati e offerti intorno ad esse si è imposto sempre più al centro dell’attenzione.
Un notevole impulso in tale direzione è stato dato dal varo da parte della Commissione europea della Digital Libraries Initiative (settembre 2005), un programma finalizzato alla creazione della Biblioteca digitale europea, iniziativa che non può che strutturarsi intorno a repository di contenuti culturali digitali interoperabili e aderenti a standard.
In Italia, un segnale importante della nuova attenzione ai temi dell’interoperabilità da parte di un pubblico specializzato è stato offerto dal recente convegno: "Interoperabilità delle biblioteche digitali: costituzione, diffusione e condivisione delle risorse informative" tenuto il 9-10 ottobre 2006 presso l’Università Roma Tre.
L’interoperabilità può ormai essere ritenuta un requisito di base che ogni iniziativa nel campo della creazione di contenuti culturali digitali deve prendere in attento esame. In particolare, sul fronte dell’interoperabilità tecnica, che consente lo scambio automatico e la riutilizzazione delle informazioni fra sistemi eterogenei, vari programmi e progetti nazionali e internazionali segnano ormai la strada: ad esempio, su scala europea il programma IDABC (Interoperable Delivery of European eGovernment Services to public Administrations, Businesses and Citizens) e su scala nazionale il progetto di Portale della cultura italiana.
Nell’ambito del progetto MINERVA EC, che dallo scorcio del 2006 sviluppa e prosegue le attività del concluso progetto MINERVA, è in programma una nuova edizione europea del documento Technical Guidelines, che verrà aggiornato nell’impostazione e nei contenuti. Occorre ormai spostare il focus sull’interoperabilità semantica, le cui possibilità e implicazioni vanno esplorate a partire da competenze e strumenti consolidati e familiari alle istituzioni culturali (schemi di metadati descrittivi e terminologie controllate in testa) ma in una prospettiva ampia che tenga presente la diversità culturale nelle reti globali e l’esigenza di accesso multilingue all’informazione.
La nuova edizione del documento europeo potrà dare maggiore spazio anche ai temi del riuso e del software open sourceattualmente disponibile per i servizi delle istituzioni culturali.
L’edizione italiana delle Technical Guidelines che qui presentiamo va considerata a tutti gli effetti un work in progress, che proponiamo anzitutto per i commenti e le osservazioni agli esperti dei diversi settori e per la sperimentazione da parte delle istituzioni culturali. Sulla scorta dell’esperienza condotta nell’ambito degli altri gruppi di lavoro di MINERVA, siamo certi infatti che la sperimentazione sul campo potrà portare a miglioramenti sostanziali e possibilmente a correzioni di rotta.
Il documento italiano vuole offrire uno strumento che agevoli l’auspicata integrazione fra istituzioni appartenenti a settori diversi o affini, rappresentando esso stesso il frutto di un lavoro collaborativo di esperti e professionisti impegnati su fronti diversi nella realizzazione di progetti di biblioteca digitale. Per svolgere il lavoro di elaborazione e riedizione è stata di fatto messa in atto una innovazione organizzativa, rappresentata dall’integrazione funzionale di archivi, biblioteche, musei e settore della ricerca. Questa collaborazione è necessaria per la costruzione della biblioteca digitale e di fatto le Linee guida tecniche rappresentano uno strumento di attuazione del disegno complesso della biblioteca digitale.
A partire dal 2005, per la durata di oltre un anno, un gruppo di lavoro composto da esperti appartenenti al mondo della ricerca, della didattica, degli archivi, delle biblioteche, dei musei e di altri istituti del Ministero per i beni e le attività culturali2 ha adottato il documento europeo come punto di partenza per l’elaborazione di una vera e propria nuova edizione italiana, procedendo alla traduzione, adattamento, arricchimento e ampliamento dei contenuti e alla loro contestualizzazione rispetto alla particolare situazione nazionale.
L’esperienza del gruppo di lavoro è stata per la maggior parte dei partecipanti la prima esperienza di lavoro comune: tradizionalmente, infatti, le comunità di archivi, biblioteche e musei hanno collaborato di rado. Il valore delle Linee guida tecniche sta dunque anche nell’essere uno strumento di riferimento davvero trasversale e comune: per la prima volta si è realizzato un testo che, pur con le sue lacune, delle quali siamo in parte consapevoli, è di supporto alla convergenza fra biblioteche, archivi e musei coinvolti nei progetti di digitalizzazione.
Queste Linee guida propongono principi, criteri, conoscenze di base necessari a chi voglia lanciare dei programmi o praticamente progettare e costruire una biblioteca digitale, un archivio digitale, un museo virtuale. Vogliono essere di supporto a chi decide in merito o è responsabile di programmi e progetti di digitalizzazione, per garantire che i prodotti dei progetti avviati corrispondano ai requisiti essenziali dell’interoperabilità, accessibilità, conservazione a lungo termine, sicurezza e autenticità.
Tutti questi requisiti richiedono una organizzazione del lavoro e dei servizi e una infrastruttura tecnologica adeguate, ma esigono anche conoscenze e competenze essenziali da parte del personale coinvolto, che sole possono garantire sia scelte appropriate nel campo tecnologico, le cui conseguenze vanno attentamente valutate in fase progettuale, sia una corretta gestione e attuazione di tutto il flusso di lavoro.
Il personale di archivi, biblioteche e musei è spesso sprovvisto di capacità e conoscenze tecniche; l’esperienza mostra che anche i decisori talvolta si trovano a dipendere in modo passivo da esperti esterni portatori di competenze tecnologiche o anche da tecnici interni, o comunque coinvolti nelle istituzioni, che spesso però non hanno una chiara cognizione delle esigenze degli utenti che accedono ai servizi e delle specifiche caratteristiche dei contenuti culturali trattati dalle istituzioni.
Il lavoro di costruzione della biblioteca digitale è necessariamente un lavoro di squadra, in cui il personale delle istituzioni culturali deve essere in grado di cooperare con il personale tecnico, interno ed esterno, che adopera le tecnologie; le diverse competenze devono integrarsi e convergere, il linguaggio va condiviso e non vi è spazio per delegare all’esterno le scelte in materia di tecnologia. Si rischia altrimenti di non realizzare i servizi necessari e possibili, ma qualcosa di meno, in quanto il sevizio non fa quello che potrebbe, o qualcosa di troppo, in quanto il servizio è talmente sofisticato da non essere adatto all’utenza target.
Queste Linee guida non possono certo colmare un gap di conoscenze tecnologiche, cosa possibile solo attraverso percorsi formativi mirati, ma possono offrire un primo orientamento, una prima definizione degli aspetti tecnologici essenziali e delle loro implicazioni, inquadrati nel flusso del processo della creazione, gestione e accesso a una collezione digitale. Il testo si concentra soprattutto sull’adozione degli standard.
La corretta adozione di standard rappresenta l’ossatura stessa dell’interoperabilità dei sistemi e si pone al crocevia di altre questioni stringenti per i contenuti digitali, quali la conservazione a lungo termine (preservation), la qualità dell’informazione, la sostenibilità degli investimenti in digitalizzazione.
Nelle Linee guida il riferimento agli standard (tecnici, descrittivi ecc.) è essenziale e costante. Un obiettivo ambizioso che questo documento vuole perseguire è indurre i decisori e i responsabili istituzionali dei progetti di digitalizzazione a prendere consapevolezza della necessità di adottare degli standard, e quindi a familiarizzare con le loro caratteristiche e potenzialità in modo tale da selezionare i più appropriati per le diverse fasi del flusso di lavoro in relazione ai particolari scopi che il progetto di digitalizzazione si prefigge.
In questa edizione delle Linee guida tecniche viene dato ampio spazio agli standard che riguardano i formati degli oggetti digitali, i metadati per la loro rappresentazione, inclusi gli oggetti multimediali e pacchetti come i corsi eLearning, le interfacce, che realizzano la mediazione con gli utenti, i protocolli per la ricerca distribuita. Per gli aspetti pratici di gestione dei progetti le Linee guida rimandano invece a un’altra pubblicazione realizzata dal progetto MINERVA, il Manuale delle buone pratiche3.

In conclusione, la pubblicazione delle Linee guida tecniche vuole rappresentare un passo avanti nella direzione della convergenza di archivi, biblioteche e musei e quindi dell’integrazione funzionale delle risorse culturali digitali e dell’interoperabilità dei sistemi e dei servizi della biblioteca digitale. Il percorso tuttavia è lungo, si è solo aperta una porta. Le stesse Linee guida sono un lavoro in progress che richiederà sostanziali revisioni e un continuo aggiornamento, che ci auguriamo possa essere attuato con la collaborazione costante degli esperti e di chi le legge e le adotta. I risultati di tale aggiornamento saranno costantemente pubblicati sul sito web del progetto MINERVA EC <http://www.minervaeurope.org>.


1] Technical Guidelines for Digital Cultural Content Creation Programmes, Vers. 1.0  (Rev. April 8 2004), developed on behalf of MINERVA by UKOLN, University of Bath, in association with MLA, ed. Pete Johnston and David Dawson, in cooperation with MINERVA WP4, © MINERVA 2004-2005, <http://www.minervaeurope.org/structure/workinggroups/servprov/documents/technicalguidelines1_0.pdf>.

2] Elenco a p. 5.

3] Good Practice Handbook, Vers. 1.3 (March 3 2004), ed. by MINERVA WG6, texts by C. Clisman et al., @ MINERVA 2004, <http://www.minervaeurope.org/structure/workinggroups/goodpract/document/goodpractices1_3.pdf>. Traduzione italiana: Manuale di buone pratiche per la digitalizzazione del patrimonio culturale, Vers. 1.3 (3 marzo 2004), trad. it. Mario Sebastiani, © MINERVA 2004, <http://www.minervaeurope.org/structure/workinggroups/ goodpract/document/buonepratiche1_3.pdf>.


 

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